Dopo anni di crisi dovuti alla chiusura economica dell´Unione Sovietica, l’economia armena sta vivendo, nell´ultimo decennio, un grande sviluppo.
Sempre più numerose sono le industrie che riprendono l´attività grazie anche a investimenti stranieri. L´agricoltura e l´allevamento restano i pilastri dell´economia soprattutto nelle regioni interne, mentre il turismo sta diventando una delle fonti principali di ricchezza per il paese.
I dati dello sviluppo economico dell´Armenia sono in continua crescita, tanto che il piccolo stato si è lasciato alle spalle i momenti bui vissuti dopo la caduta dell´URSS e guarda al futuro con rinnovata fiducia.
L´Armenia è un paese altamente industrializzato. Il prodotto interno lordo nel 2002 ammontava a 2.367 milioni di dollari USA, pari a un PIL pro capite di 770 dollari. Nel 2002 il settore industriale contribuiva per il 36,8% alla formazione del PIL e occupava il 14% della forza lavoro. Lo sviluppo più consistente si è avuto nei settori manifatturiero e minerario; particolare importanza hanno le industrie alimentare, cartaria, meccanica, elettrica, tessile, chimica, della gomma, del cemento e del tabacco. L´attività estrattiva sfrutta per lo più i giacimenti di oro, rame, zinco, ferro, argento, molibdeno e gas naturale. Il settore industriale ha sofferto gravemente a causa del blocco economico imposto dall´Azerbaigian nel 1991, che comportò gravi carenze di gas naturale, petrolio e altre fonti energetiche. Nel 1994 il paese annunciò quindi la decisione di ripristinare gli impianti di Metsamor – la sola stazione nucleare nella regione transcaucasica – per compensare la diminuita disponibilità di energia. L´apertura dell´impianto, chiuso in seguito al devastante terremoto del 1988, malgrado non avesse riportato danni, provocò una dura reazione da parte del governo dell´Azerbaigian, preoccupato che potesse essere utilizzato per la produzione di armi nucleari. L´agricoltura, la seconda voce in ordine d´importanza per l´economia del paese, contribuisce per il 26,2% alla formazione del PIL (2002) e occupa il 44% della forza lavoro (2000). I raccolti principali sono offerti da frumento, orzo, mais, patate, tabacco, ortaggi, vite e frutta. L´Armenia è comunque costretta a importare grandi quantità di generi alimentari dall´estero dal momento che la produzione locale non è in grado di soddisfare il fabbisogno del paese. Durante il periodo sovietico, l´Armenia importava circa il 60% del pane e circa i due terzi dei prodotti lattiero-caseari dalle altre repubbliche della federazione. In seguito, il blocco economico da parte dell´Azerbaigian e la guerra civile in Georgia ostacolarono gravemente gli approvvigionamenti alimentari ma, diversamente dalla produzione industriale, nei primi anni Novanta quella agricola aumentò considerevolmente, grazie anche alla privatizzazione delle terre avviata nel 1991. Dopo il crollo dell´URSS, l´Armenia mantenne come moneta corrente il rublo russo, ma alla metà del 1993 la banca centrale russa rifiutò di accettare i rubli stampati prima di quell´anno; ciò comportò un massiccio afflusso di rubli in Armenia e nelle altre ex repubbliche sovietiche in cui, tale moneta era ancora in circolazione. L´ingresso di vecchi rubli, senza valore in Russia, provocò una brusca impennata dell´inflazione, che spinse le autorità finanziarie moscovite a imporre uno stretto controllo sul nuovo rublo, rendendo inevitabile per i leader armeni l´introduzione di una moneta distinta. Nel novembre 1993 fu quindi coniato il dram, inizialmente valutato in 200 rubli.